A giugno italiani al voto per comuni e referendum. Tra paure e prezzi in salita, ecco la posta in gioco


A meno di un anno dalla scadenza della legislatura gli italiani tornano alle urne. Più di cinquanta milioni di cittadini tra poco meno di due mesi saranno chiamati a metà giugno nella cabina elettorale per esprimersi sui cinque referendum in tema di giustizia. Oltre otto milioni anche per decidere sul sindaco della propria città. Lo faranno in una situazione internazionale e interna per niente facile per famiglie e imprese, tra pandemia ancora in corso, guerra in Ucraina e gli effetti di una crisi economica mondiale che si riverbera sulle dinamiche interne, a partire dall’aumento dei prezzi che fa davvero preoccupare la stragrande maggioranza dei cittadini. Questo il contesto in cui partiti, coalizioni vecchie e nuove e governo Draghi dovranno affrontare una campagna elettorale che certamente non finirà in estate, ma proseguirà senza interruzione fino alle prossime elezioni politiche, passando il prossimo mese di novembre, per le regionali siciliane.  

Nel dettaglio: oltre otto milioni di italiani si recheranno alle urne il prossimo 12 giugno per eleggere sindaci e consigli comunali in 982 comuni su 7904 comuni italiani, pari al 12,5% del totale. Di questi 758 sono appartenenti a regioni a statuto ordinario, mentre 224 sono appartenenti a regioni a statuto speciale. Sono 4 i capoluoghi di regione (Genova, L’Aquila, Catanzaro, Palermo), 22 i capoluoghi di provincia (tra gli altri Alessandria, Belluno, Como, La Spezia, Lucca, Messina, Monza, Oristano, Padova, Parma, Taranto, Verona). Gli eventuali ballottaggi sono previsti il 26 giugno.  

In quattro comuni della Valle d’Aosta si andrà al voto il 15 maggio, in un comune del Trentino-Alto Adige il 29 maggio. I comuni superiori ai 15.000 abitanti sono 143 su 982 (14,6%), quelli inferiori ai 15.000 abitanti 839 su 982 (85,4%).

Il governo ha anche approvato l’accorpamento delle elezioni amministrative con i referendum sulla giustizia, in un unico election day. I quesiti referendari ammessi dalla Corte costituzionale sono cinque: la riforma del Csm, l’abolizione della legge Severino, i limiti agli abusi sulla custodia cautelare e la separazione delle funzioni dei magistrati, il voto degli avvocati nei consigli giudiziari sulle valutazioni dei giudici.

Come tutte le elezioni, ma queste in particolare per il singolare contesto in cui si svolgeranno, avranno sicuramente un impatto importante sugli equilibri dei partiti, sulle coalizioni che faticano a riorganizzarsi, sul governo Draghi, dal quale alcuni degli attuali sostenitori tenderanno sempre di più a prendere le distanze con un conseguente effetto logoramento.

A cura di Stefano Di Traglia e Benedetta Mangione




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