Covid e Scuola: le conseguenze dell’emergenza sanitaria sull’istruzione e il forte impatto sulla salute psicologica


Sono trascorsi 2 anni dall’inizio della pandemia, la diffusione rapida e senza controllo del Covid19 ha mandato in tilt tutti i sistemi. Le istituzioni, dichiarando lo stato di emergenza mondiale, hanno dovuto stravolgere e ristabilire nuove regole per la gestione dei contagi e arginare i rischi annessi.
La scuola è stata, sin dai primi giorni, un nodo cruciale e gli interventi in materia di sicurezza hanno creato non poche difficoltà e livello globale.

Sono ormai numerosi gli studi sul tema della scuola e delle ripercussioni della pandemia, uno tra i più importanti è stato condotto dall’Università di Oxford su dati olandesi. I ricercatori hanno analizzato la situazione di 350 mila studenti, effettuando una comparazione prima e dopo la chiusura di otto settimane, dall’inizio dell’emergenza. Da questi dati molto precisi, è emersa una fotografia della situazione a livello europeo, in cui risulterebbe una perdita pari a circa il 20% di un anno scolastico.

A marzo 2020, la chiusura di tutte le scuole, è stato uno dei primi provvedimenti attuati in Italia; sono stati oltre 7 milioni i bambini e ragazzi che sono rimasti a casa, con conseguenze gravose non solo dal punto di vista dell’istruzione, ma anche e soprattutto per il profondo risvolto psicologico. Come è ben noto, la chiusura totale degli istituti, è stata successivamente sostituita da misure che ne hanno previsto ciclicamente la riapertura, regolamentata da restrizioni, seguendo fedelmente la curva epidemiologica.

Di certo, tra tutte le misure ideate, la Dad – Didattica a distanza, è stata e resta tutt’ora la più discussa e complessa. L’avvento della Dad ha modificato drasticamente il modo di fare scuola, le tecniche di insegnamento e l’interazione tra gli alunni e gli insegnanti. Ma non solo, l’utilizzo imposto di dispositivi tecnologici e del materiale annesso, ha anche accentuato in determinate realtà, un divario sociale già esistente.

Proprio sulla Dad, la Fondazione Agnelli ha condotto un’indagine su un campione rappresentativo di 123 scuole secondarie in tutta Italia. In ogni istituto sono stati sottoposti a questionari studenti, docenti e dirigenti scolastici, raccogliendo in totale le risposte di 105 dirigenti, 3.905 docenti e 11.154 studenti. Dai dati emersi, il 91% degli studenti ha trascorso tra le 5 e le 6 ore al giorno collegato in video, dato confermato dalla stessa percentuale di dirigenti. Da quanto è emerso, inoltre, solo l’8% delle scuole ha effettuato una ristrutturazione del quadro orario.

Come si può evincere, la quasi totalità delle scuole ha mantenuto la stessa struttura e impostazione didattica, semplicemente trasferendola in modalità video online. Questo dato è significativo: il mantenimento delle tradizionali modalità di insegnamento si è rivelato poco adeguato ed efficace, ma non solo, secondo le dichiarazioni degli alunni e i dati emersi dalle ricerche, avrebbe comportato un peggioramento delle prestazioni, penalizzando ancora di più chi aveva già delle fragilità.

Di conseguenza a queste considerazioni, il tema della salute psicologica collegata alla Dad, è diventato centrale e molti studi si sono occupati di analizzare gli aspetti e le conseguenze di questa straordinaria circostanza. L’adozione rapida e obbligata della Dad, con risorse e competenze limitate, ha rappresentato un fattore di estremo malessere per i ragazzi, causando gravi risvolti patologici e talvolta anche drammatici.

Va però anche evidenziato che, affiancati alle conseguenze estremamente negative, sono emersi alcuni aspetti positivi. I ragazzi, infatti, nella fase emergenziale hanno mostrato grande consapevolezza e rispetto delle regole sociali, sviluppando uno spirito di adattamento e reazione alle limitazioni imposte. Hanno imparato a reinventarsi, dandosi obiettivi, scoprendo hobby e tenendosi impegnati.

Appare evidente come la pandemia nel contesto scuola abbia ridisegnato numerose dinamiche, con risvolti sia negativi che positivi. Proprio questa riflessione, in una fase in cui l’emergenza sembra giungere al termine, potrebbe essere la chiave per strutturare una strategia che possa supportare i ragazzi nel loro percorso di educazione, restituendo loro la leggerezza dell’età e accompagnandoli nella crescita e nella formazione, facendo tesoro dell’esperienza assorbita.

A cura di Benedetta Mangione




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