L’ITALIA AL BIVIO


Il rapporto Ipsos/Flair Italia 2021 presentato da Nando Pagnoncelli al webinar di Consenso Europa

Da un lato il pessimismo e la paura, sentimenti diffusi nella popolazione e che potrebbero guidare l’Italia verso un ripiegamento difensivo, di chiusura, di indisponibilità al cambiamento. Dall’altro una parte del Paese che invece coglie il momento che viviamo come culla di nuove opportunità. Questa la contrapposizione di fondo che anima l’Italia dopo un anno di pandemia secondo lo studio realizzato da Ipsos per suo Rapporto IPSOS/FLAIR 2021 – “La danza immobile di un Paese al bivio”.

Giunto all’undicesima edizione, il rapporto è stato al centro del webinar organizzato da Consenso Europa, nel corso del quale il presidente di Ipsos Italia Nando Pagnoncelli ha illustrato i risultati dell’indagine ed interloquito con i molti partecipanti all’evento.

Il primo lockdown, risalente alla scorsa primavera, aveva colto il Paese di sorpresa, e permesso ai cittadini di reagire con l’istinto che contraddistingue da sempre lo spirito italiano, riportando in auge vecchi valori come il senso di responsabilità sociale e di interdipendenza. Come sottolinea Giada Zampano, giornalista che collabora con diverse testate estere, “l’Italia, al di fuori dei propri confini, viene vista come esempio di positività, di forza e resilienza. I balconi italiani, con striscioni e cantanti improvvisati, hanno simboleggiato la voglia di ripresa di un Paese colpito al cuore, ma mai demotivato. Per tale motivo, è stato apprezzata in questi mesi la nostra capacità di rispondere alla crisi prima con l’istinto e poi con piani strategici ragionati, che hanno permesso di mantenere il tessuto sociale intatto.”

Nel suo intervento, Pagnoncelli ha ricordato come la prima parte di pandemia abbia fatto emergere aspetti del carattere degli Italiani socialmente positivi, come la rivalorizzazione delle competenze, dei corpi intermedi, o il ritorno di fiducia verso le istituzioni e il capitale sociale. Un effetto generale che tuttavia si è progressivamente affievolito con la seconda fase della pandemia, a partire dallo scorso autunno.

Infatti, come emerge chiaramente dall’indagine realizzata da Ipsos, con le nuove chiusure e limitazioni alla circolazione introdotte nell’ottobre del 2020, la crisi economica ha mostrato tutta la sua asimmetria, dovuta a profonde differenze di garanzia economica e di possibilità lavorative per ciascun cittadino. Da qui si è registrato un ritorno al selettivismo pre-pandemia, che ha alimentato sfiducia nei confronti delle istituzioni, soprattutto economiche, ed una generale preoccupazione per il futuro. La paura per la malattia, in questa seconda fase, viene superata da quella per la recessione economica, e l’instabilità lavorativa porta cambiamenti soprattutto nei ceti medi e medio bassi, aumentando la disuguaglianza e le tensioni sociali. Le fratture che attraversavano l’intero paese già prima della crisi sanitaria, e che ora appaiono farsi più profonde.

Uno scenario che diffonde paura e preoccupazione, e nel quale “l’Italia post pandemia sembra destinata ad un peggioramento delle condizioni generali. Meno lavoro, meno possibilità economiche, più rabbia. Sembra quasi uno spettro che aleggia, un’inquietudine esteriorizzata, piuttosto che una previsione realistica, proprio perché si fa fatica a capire in che direzione andremo”, sostiene Pagnoncelli, che però sottolinea anche come il rapporto evidenzi, in una chiara contrapposizione, la netta e diffusa rivalutazione della socialità – per forza di cose non data più come scontata – e alla rivalutazione di esperienze sociali esterne alle attività lavorative come fonte di felicità, con la riscoperta di più dimensioni personali e individuali. Pur essendo il pessimismo il sentimento maggiormente diffuso, come detto in apertura, vi comincia ad essere una dualità con coloro che colgono il senso della frase di Einstein “senza crisi non vi può esser progresso”. 

A tal proposito, tra le parole più importanti per i cittadini in questo momento storico, spiccano termini come “stabilità” e “sicurezza”, ma anche come “uguaglianza” e “serenità”. Infatti, specialmente in seguito agli sforzi collettivi compiuti nei mesi passati, è tangibile la voglia di ripresa, con un atteggiamento proattivo e con una maggiore attenzione alla tutela sanitaria, sempre in favore di un rinnovato senso di inclusione e di pari opportunità. 

In conclusione, Pagnoncelli indica le due sfide, che lui stesso definisce “culturali”, che il Paese ha davanti a sé, e che se affrontate con impegno possono guidare lo spirito sociale verso un’analisi critica ed ottimistica. La riscoperta del “dubbio” come metodo non solo scientifico, ma collettivo nell’apprendimento e nella diffusione delle informazioni: in un contesto nel quale informarsi su quanto sta accadendo è fondamentale per tutti, il pensiero critico e il dovere dell’approfondimento possono aiutare a districarsi nella fittissima foresta di informazioni quotidiane che inondano la società. E infine, l’impegno verso un nuovo “Spirito Costituente” diffuso tra i cittadini, lo stesso che nel secondo dopoguerra portò l’Italia allora in macerie non solo a superare le difficoltà, ma anche a porre le basi per la rinascita economica e sociale degli anni successivi.




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